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Sotto la pioggia gentile: tra Islanda e Giappone

by Diletta Cecchin
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Islanda e Giappone. Due terre e due culture lontanissime fra loro. Geograficamente e metaforicamente. Eppure entrambe affascinanti, in grado di ammaliare chi non le conosce. Questi due mondi sono rappresentati alla perfezione nel romanzo dello scrittore islandese Ólafur Ólafsson, intitolato Sotto la pioggia gentile, portato in Italia da Einaudi, grazie alla traduzione di Alessandro Storti.

Sotto la pioggia gentile

Il protagonista e voce narrante di Sotto la pioggia gentile, è Kristófer. Ha 74 anni, è vedovo e vive a Reykjavík. Nella capitale islandese ha gestito per anni un elegante ristorante; purtroppo a causa della pandemia è costretto ad abbassare la serranda per sempre. Lo conosciamo proprio mentre è intento a chiudere i conti, preoccupandosi dei propri dipendenti, e ripercorrendo il proprio passato. La tristezza, la malinconia dell’ultima cena al Torg è lancinante e ci riporta indietro con la mente a quattro anni fa, quando tanti ristoratori si trovarono nella stessa situazione del nostro protagonista.

Proprio mentre è alla scrivania, il computer di Kristófer emette il suono di una notifica di Facebook. Una bustina compare, qualcuno gli ha scritto. Quel qualcuno è il grande amore della sua vita: Miko Nakamura. Miko e Kristófer si erano conosciuti e innamorati cinquant’anni prima a Londra. Kristófer aveva trovato lavoro come lavapiatti nel ristorante giapponese del padre di Miko. Il loro amore è durato appena il tempo di un’estate, poi Miko e il padre sono scomparsi nel nulla, lasciando Kristófer nello sconforto totale. Ora però tutto può essere chiarito, basta prendere un aereo e volare verso Tokyo.

Sotto la pioggia gentile

Sotto la pioggia gentile è un romanzo dall’eleganza e dalla dolcezza unica. Una scrittura lirica ma piana, che immediatamente raggiunge il cuore del lettore. Quanto le amicizie e gli amori del passato continuano a riverberare nel nostro presente? Proprio intorno a questa domanda si svolge tutto il libro di Ólafur Ólafsson.

Forse credevo di lasciami alle spalle quella città, con tutto ciò che aveva attinenza con essa; forse credevo che con il tempo sarei riuscito a ricominciare daccapo.

Così riflette Kristófer durante il volo che lo porterà in Giappone. Ma caro Kristófer, è impossibile dimenticare il proprio passato, soprattutto se ci ha resi quello che siamo oggi.

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