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Il quartetto Razumovsky: parola all’assassino

by Diletta Cecchin
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Max è morto, pensavo allora, mentre aspettavo il mio turno, e la morte è un fatto inconfutabile, ma al contempo apre svariate possibilità di indagare sulle sue cause. Si sprecano molte più parole per un morto che per qualcuno ancora in vita.

Parole di morte, parole di un assassino. Il quartetto Razumovsky, ultimo libro di Paolo Maurensig, pubblicato da Einaudi, è una storia che valica i confini del genere: romanzo storico, giallo, saggio sulla musica. Per l’ultima volta, Maurensig è riuscito a dimostrare attraverso un libro la sua vastissima cultura e la sua capacità di affabulare il lettore, tenendolo col fiato sospeso fino all’ultima pagina. I protagonisti de Il quartetto Razumovsky sono tre uomini e una donna. Insieme, come si può intuire dal titolo, formano un quartetto d’archi. Rudolf, Max, Victoria e Benedict. Si sono conosciuti da ragazzi nella Germania nazista e insieme hanno dato vita a un complesso che ben presto ha scalato il successo, fino ad arrivare ad esibirsi di fronte al Fürer. Dopo la fine del conflitto, tutti e quattro sono emigrati negli Stati Uniti. Tutti nello stato del Montana, a pochi chilometri l’uno d’altro, anche se per anni non sono venuti a conoscenza della reciproca vicinanza.

Il quartetto Razumovsky

Fino a quando, per caso, Rudolf e Benedict si sono ritrovati ad insegnare nella stessa scuola. Insieme decidono di andare a trovare Max, che nel frattempo è diventato un celebre violoncellista, anche se ritirato a vita privata. Rivedendosi rinasce il furore musicale che li aveva uniti in gioventù, e sotto la guida di Max decidono di dar vita nuovamente al quartetto. Manca solo Victoria, che nel frattempo si è ammalata di demenza senile e che viene sostituita da una giovane violoncellista. Questa è la storia ufficiale de Il quartetto Razumovsky, dietro al quale si nasconde la storia ufficiosa, fatta di bugie, amori non ricambiati e morte. A raccontarci i fatti è in prima persona Rudolf, che durante il terzo Reich si è macchiato di terribili crimini e ora vive un’esistenza in fuga.

L’ultimo romanzo di Maurensig ha il merito di aver rispolverato una parte di storia realmente accaduta. Dopo la seconda guerra mondiale, molti criminali nazisti scapparono dalla Germania e si rifugiarono negli Stati Uniti, oltre che in Argentina. Qui vissero anni camuffando la propria identità, nella costante paura di essere scoperti e processati. Romanzando la storia vera, l’autore è riuscito a costruire un libro avvincente, colto, raffinato. La scrittura, curata ma non appesantita da inutili vezzi stilistici, ci trasporta anche nel mondo della musica. è incredibile come attraverso le parole, Maurensig sia riuscito a trasmettere la sintonia che sia crea in un quartetto d’archi, la perfezione dell’archetto che sfiora le corde dello strumento.

Il quartetto Razumovsky

Il quartetto Razumovsky, edito postumo, è stato pubblicato senza che Paolo Maurensig potesse rivedere il testo prima della stampa. La casa editrice ha deciso di apporre pochissime modifiche (qualche svista, errori di battitura, e niente altro), per non cambiare l’anima del romanzo. Per questo probabilmente risultano un po’ slegate le due parti in cui si divide la narrazione, ovvero effetti e cause dell’azione umana, ma ciò non toglie piacevolezza alla lettura.

Image Source: Einaudi

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