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Yoga e riflessologia plantare: due discipline a sostegno del nostro benessere

by Federica Livio
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Proprio in questo periodo estivo, in cui tutti stiamo pensando alle imminenti vacanze, vi voglio riproporre un’affermazione che ho spesso letto e sentito dire: il viaggio più lungo e impegnativo che si possa compiere è quello dentro a se stessi. E, se ci pensate, è proprio così: in ogni viaggio, oltre a conoscere ed esplorare luoghi e culture diverse dalla nostra, scopriamo anche un pezzettino di noi stessi di cui prima non eravamo a conoscenza, ci arricchiamo e diventiamo più consapevoli. Una delle discipline più antiche ed affascinanti della storia, che ben si lega al discorso di viaggio interiore, è lo Yoga: affrontato da un punto di vista moderno, lo yoga è un insieme di pratiche che ha come obiettivo il benessere fisico e spirituale della persona, in un’ottica olistica che unisce corpo e mente. Vorrei parlarvi proprio di questo nell’intervista che segue: Giulia Di Leo, insegnante di Yoga e Operatrice di Riflessologia Plantare, propone un metodo olistico di trattamento che unisce entrambe le discipline di cui è esperta, e spesso lo abbina ai viaggi, altra sua grande passione.

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  • Ciao Giulia, mi ha sempre interessato il mondo dello Yoga e tutte le sue declinazioni, ma non ho avuto mai modo di approfondire. Ci spieghi il legame con la Riflessologia?

Ciao Federica! Direi che è arrivato il momento di approfondire allora! In realtà non esiste un legame dato dalla tradizione, ma approfondendo e studiando entrambe le discipline ho capito che hanno dei punti in comune, come ad esempio la presa in considerazione dell’individuo nella sua totalità: corpo, mente e spirito; e non si differenziano neanche nel loro scopo finale. Anche se in realtà l’obiettivo dello yoga della tradizione è un altro (l’unione dello spirito individuale con quello universale), trovo che secondo un approccio moderno, se applichiamo questa disciplina alla frenetica vita quotidiana, sia lo yoga che la riflessologia plantare hanno come obiettivo il benessere olistico della persona, l’equilibrio del corpo fisico, energetico e mentale, sviluppandone la naturale armonia, portando alla comprensione dell’influenza che hanno l’uno sull’altro. Così utilizzo queste due discipline, a seconda dei casi, in maniera esclusiva oppure integrata, facendo dei trattamenti mirati al quale abbinare tecniche yogiche.

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  • Ci racconti il tuo percorso formativo e come da una Laurea in Marketing sei passata ad occuparti di questa disciplina?

Si è vero, non ho sempre fatto questo nella vita! Ho una laurea in Marketing e ho lavorato per tanto tempo nel campo degli eventi, ma la mia vita lavorativa, e quindi personale, non mi soddisfaceva, allora ho deciso di fare un cambio vita radicale… capendo e dando retta a quello che davvero volevo fare, riflettendo su quelle che erano le mie attitudini e i miei desideri. Ho frequentato un corso triennale per diventare operatrice di riflessologia plantare e poi, durante un viaggio a Bali, ho deciso di prendere la certificazione per insegnare Yoga, che praticavo già da anni, proprio perché ho intravisto la possibilità di integrare queste due discipline e finalmente ho trovato la mia strada, il mio lavoro, la mia passione: aiutare gli altri attraverso metodi naturali e non invasivi.

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  • Quali benefici si possono ottenere da un trattamento, o un ciclo di trattamenti, di riflessologia plantare?

Le persone si rivolgono a me per diverse problematiche, fisiche (disturbi gastrointestinali, ormonali, emicranie ecc.) ed emotive (come ad esempio stati ansiosi) e sicuramente il primo obiettivo facilmente raggiungibile attraverso un ciclo di trattamenti è quello di andare a risolvere del tutto questi disturbi (o, nella peggiore delle ipotesi, a migliorarli). Questo avviene attraverso la stimolazione di specifici punti riflessi sul piede. La cosa secondo me interessante è che attraverso la riflessologia, che è appunto una disciplina olistica che prende in considerazione corpo e mente, si può andare più in profondità del sintomo, arrivando a capirne la causa intima. L’approccio olistico considera infatti i sintomi come un avvertimento che ci dà il corpo, come se quest’ultimo ci stesse avvisando di qualcosa di più profondo attraverso il linguaggio dei sintomi: sta a noi riuscire ad interpretarli, più che combatterli. Anche se in alcune situazioni anche un trattamento singolo può essere risolutivo (come quando ad esempio si utilizza la riflessologia in gravidanza, per fare girare il bambino podalico) ovviamente, per fare sì che venga apportato davvero un cambiamento e che questo sia duraturo, un singolo trattamento di riflessologia non basta. Secondo le situazioni si segue un percorso che normalmente ha frequenza settimanale.

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  • Nel tuo sito proponi vacanze Yoga: qual è la filosofia sottesa e a che target ti rivolgi?

Viaggiare è da sempre una mia grande passione. Una volta intrapresa la strada dell’insegnamento Yoga ho pensato ad unire queste due passioni: viaggio e yoga. Come hai specificato tu, le mie sono vacanze yoga e non retreat. Non viene imposta una determinata alimentazione, non sono imposte pratiche legate a nessun tipo di Guru, anche lo yoga e le escursioni proposte non sono mai obbligatorie. Sono vacanze create per conoscere nuovi posti e nuove persone, praticare yoga e calmare la mente attraverso l’arma della spensieratezza. Ovviamente questo non vuol dire che è come se si viaggiasse da soli: metto a disposizione lo yoga e la mia esperienza e sono sempre pronta a camminare insieme a chi vuole portare maggiore consapevolezza nella propria vita. Sono da sempre convinta che il viaggio abbia una grande valenza psicologica: ridimensionarci. Toglierci dal contesto e guardare le cose da una prospettiva più ampia. E credo che lo yoga ci dia un ulteriore mano in questo. Credo che le vacanze yoga che organizzo siano vacanze intorno al mondo ma dentro se stessi, in cui ognuno sceglie come affrontare questo viaggio. Per questo non mi piace pensarmi come l’insegnante yoga che si pone su un altro livello rispetto ai suoi allievi. Mi piace più essere al pari, della serie se vuoi, io ci sono, se non vuoi, ti osservo da qui e ti supporto anche se a distanza.

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  • Hatha, Vinyasa, Pranayama: per una persona che si approccia per la prima volta al mondo Yoga, da dove è meglio partire?

Hatha e Vinyasa sono due “stili” di Yoga, di cui il primo è più statico e il secondo più dinamico. Il Pranayama, invece, è uno degli otto passi utilizzati nello Yoga (si, lo yoga non è fatto di sole posture sul tappetino). Esse si chiamano Asana e sono solo un altro di questi otto passi, presente in entrambi gli stili. Il Pranayama consiste in una tecnica di respirazione, che viene utilizzata in combinazione con le posture e con altre tecniche, come ad esempio la meditazione. Io sconsiglio di praticarle in maniera separata l’una dall’altra. A chi vuole iniziare consiglio di provare, provare e provare. Provare e avere pazienza. Provare diversi stili ed insegnanti, ascoltarsi, fino a quando non ci si sente in sintonia con la propria pratica. Ovviamente questa sperimentazione non deve essere frettolosa. Bisogna darsi il tempo di comprendere lo yoga, di fare abituare il proprio corpo e la propria mente. Il mio consiglio più grande è quello di iniziare e procedere senza aspettative, ma semplicemente fluendo giorno dopo giorno in questa meravigliosa pratica, ricordandoci che nello yoga non ci sono livelli e non c’è competizione. A me lo Yoga ha cambiato la vita e sono sicura che può farlo con tutti.

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Grazie Giulia, sicuramente è così: serve tanta pazienza e, come in ogni cosa, occorre individuare quale sia il percorso più adatto a ciascuno di noi. Dalla mia parte, mi piacerebbe tantissimo saperne di più e soprattutto provare questo genere di
vacanze! Grazie mille per aver condiviso con noi la tua esperienza!

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