Esistono libri che ti colpiscono fin dalla prima pagina, o addirittura dalla prima riga. Che attirano l’attenzione dalla copertina, dal titolo. Libri che capisci subito che parlano a te o di te. Che sai che apriranno a riflessioni e scenari nuovi, inaspettati. È il caso del romanzo di Arianna Farinelli, intitolato Storia di una brava ragazza, pubblicato da Einaudi. La brava ragazza del titolo è l’autrice stessa, che in questo libro memoir trasforma il proprio corpo e la propria storia personale in occasione di scrittura. I riferimenti culturali e letterari sono tantissimi, alcuni espliciti e altri no. Arianna Farinelli prende ispirazione dai libri di Annie Ernaux, di cui anche io vi ho parlato più volte. Come la Premio Nobel francese, anche Farinelli trae spunto da alcuni particolari episodi della propria infanzia, adolescenza e vita adulta per scrivere un libro che parla di donne, lavoro, maternità, auto affermazione.
Storia di una brava ragazza è un’opera profondamente personale e allo stesso tempo universale. Ciò che ha vissuto l’autrice l’abbiamo in parte o totalmente vissuto anche noi lettrici. La battaglia contro il nostro corpo, che non risponde agli standard imposti dalla società. La famiglia, i figli, i mariti, che diventano una condanna per la nostra vita lavorativa. La provincia, la famiglia di provenienza, la possibilità di affrancarsi dalle proprie origini grazie allo studio.
Oggi Arianna Farinelli vive e lavora a New York. È una politologa, insegna alla City University, collabora con diverse testate italiane. Ma è arrivata negli States da un quartiere popolare romano. Durante gli anni del liceo si vergognava della propria provenienza, nascondeva le proprie origini alle compagne della Roma bene. Grazie al lavoro da barista della madre e all’impegno nello studio, è riuscita ad ottenere un dottorato negli Stati Uniti, dove poi è rimasta a vivere, sposandosi e avendo due figli.
Da subito in Storia di una brava ragazza capiamo che per Arianna studiare era l’unico modo per staccarsi dalle proprie origini e per essere vista al di là del proprio corpo. Siamo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, in un paese come l’Italia profondamente maschilista e patriarcale. Cosa significa nascere donna? Che cos’è un corpo femminile? Farinelli si interroga e ci interroga consegnandoci un libro attuale e intenso.
Image Source: Einaudi – Il Mattino