Vi siete mai chiesti quante volte nella vita avete detto grazie sul serio? Un vero grazie. Espressione della vostra gratitudine, della vostra riconoscenza, del vostro debito. A chi? All’insegnante che vi ha fatto amare i libri? Al ragazzo che è intervenuto il giorno in cui siete stati aggrediti per strada? Al medico che vi ha salvato la vita? Alla vita stessa?
Così inizia il nuovo romanzo di Delphine De Vigan, intitolato Le gratitudini e pubblicato da Einaudi. Un libro che ragiona sulla necessità di dire un vero, sentito e ultimo grazie, nel momento più delicato dell’intera esistenza di un essere umano, la vecchiaia. Le gratitudini è il romanzo perfetto da leggere in questi giorni di forzato isolamento. Nelle ultime settimane si sente parlare spesso di anziani da tutelare, proteggere, restando a casa. Eppure, ci chiediamo mai cosa vuole dire invecchiare? Ce lo spiega De Vigan, col suo nuovo libro. Centocinquanta pagine da leggere in un unico pomeriggio, per immergersi totalmente nella storia di un’anziana signora e riaffiorare alla realtà che ci circonda, cambiati nel profondo. La protagonista de Le gratitudini è Michka. Vive in una casa di riposo perché lentamente, ma inesorabilmente, sta perdendo le parole. La sua patologia si chiama afasia. Parole biricchine, che scivolano via come insaponate, che si nascondo. E così, nella bocca di Michka, grazie diventa gratis e fa pena significa va bene.
Conosciamo Michka attraverso due personaggi, che le stanno ai lati, quasi a proteggerla. Marie, l’ex vicina, a cui Michka ha fatto da seconda mamma. E Jerome, un giovane ortofonista che lavora nella casa di riposo. Entrambi aiuteranno la nostra protagonista a dire il suo ultimo e definitivo grazie, prima che le parole spariscano per sempre, alla famiglia che, durante la guerra l’accolse, salvandola da un campo di concentramento.
È Jerome, in un momento di sconforto, quando vede Michka peggiorare ogni giorno di più, a spiegarci cosa significare invecchiare.
Invecchiare è imparare a perdere. Incassare, ogni settimana o quasi, un nuovo deficit, una nuova alterazione, un nuovo danno.
E allora significa che per diventare anziani è necessaria una grandissima forza di volontà che noi giovani spesso non notiamo nelle persone in là con gli anni. Nel precedente romanzo, Le fedeltà invisibili, De Vigan raccontava la storia pericolosa di due adolescenti persi in una Parigi disattenta. Anche ne Le gratitudini c’è tanta umanità, sentimenti, relazioni e una lingua pulita che fa riflettere il lettore senza appesantirlo. Complimenti alla traduttrice, Margherita Botto, che ha saputo trasformare in italiano le parole sfuggenti della protagonista.
Un romanzo delicato e coraggioso, che porterà il lettore a riflettere sui grazie veramente importanti.
Image Source: Pixbay – Einaudi