Eccomi di nuovo qui, a parlarvi di una scrittrice italiana che vi avevo già abbondantemente suggerito in passato. Perché io letteralmente adoro Teresa Ciabatti, amo la sua scrittura, la sua cinica sincerità, la capacità di analizzarsi dall’esterno, di fare della propria vita romanzo e del romanzo la propria vita. Leggere i suoi romanzi significa conoscerla bambina (La più amata), ragazza e donna (Sembrava bellezza), e ora, nel suo ultimo romanzo, Donnaregina, edito da Mondadori, nel duplice ruolo totalizzante di scrittrice e madre.
Come nei romanzi precedenti, anche in Donnaregina ci chiediamo fino a dove si spinge la verità e da dove inizia la finzione narrativa. Ma in questo caso è l’autrice stessa a darci un’esplicativa risposta proprio fra le pagine del libro, scrivendo: «Non esisterà un Misso reale dentro il libro[…]. Il punto allora non è la precisione del ritratto, nemmeno la verità dei fatti. Il punto è quanto Misso possa essere rappresentativo, in che misura la sua vicenda delinei la storia della camorra – se questa è una storia di camorra». Quindi in questo nuovo romanzo, Teresa Ciabatti affronta un tema importante, in cui è difficile addentrarsi: la camorra. Lo fa con la propria peculiarità, lasciando in sospeso il giudizio sui reati, e parlando di uomini, donne, figli e figlie, amori e amicizie. E alla fine cede il giudizio al lettore, con quel se finale. Potrebbe essere una storia di camorra, come non esserlo.
Ma cosa troverete fra le pagine di Donnaregina? Giuseppe Misso, detto ‘o Nasone, è stato condannato per 182 omicidi, commessi o commissionati, oltre che per rapina, associazione a delinquere e associazione mafiosa. La giornalista protagonista e voce narrante del romanzo ha ricevuto l’incarico dalla propria testata di intervistarlo. Proprio lei, che si è sempre occupata di spettacolo, di musica, di teatro e che di camorra non sa proprio nulla. Però il boss ha concesso l’intervista mettendo un vincolo: a occuparsene deve essere un punto di vista esterno, non avvezzo ai fatti di mafia.
Così i due si incontrano e questo incontro cambierà per sempre le loro esistenze. La giornalista è colpita da questo uomo, a detta di tutti, giustizia compresa, uno spietato assassino, che però nel tempo libero alleva colombi. Vuole sapere di più, non di fatti giudiziari, ma della sua vita, delle donne che ha incontrato (e che sono morte per colpa sua), del figlio maschio, degli amici e dei fratelli. Il boss e la giornalista così trovano un comune terreno d’incontro, quello dell’essere genitori imperfetti, compagni approssimativi, persone con ferite ricucite, che narrano il proprio essere. Teresa Ciabatti non ne sbaglia una e anche con Donnaregina ci regala un romanzo intimo, personale, da cui emergono anime fragili, ego smisurati, storie umane.
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